I miridi, lanciati contro gli aleurodidi

Gradiscono la coltura e si insediano senza difficoltà di movimento o di ricerca del cibo. Una combinazione ambientale ideale

 

I miridi appartengono all’ordine entomologico dei Rincoti; nello specifico si tratta di eterotteri. A questa famiglia appartengono numerose specie fitofaghe, ma anche specie caratterizzate da attività predatoria specifica o mista.

Si tratta, quindi, di predatori che vivono a spese di altri artropodi.

Alcuni di questi miridi predatori sono stati studiati e valorizzati per l’applicazione di piani di difesa biologica, con particolare riferimento alla difesa delle colture orticole e ornamentali dagli attacchi degli aleurodidi (mosche bianche).

Per sfruttare a pieno le caratteristiche degli organismi utili occorre che "gradiscano" la coltura e possano, anche in condizioni difficili, insediarsi in essa stabilmente e senza difficoltà di movimento, di ovideposizione o di ricerca del cibo: i miridi presentano caratteristiche biologiche che ben si associano alla coltura determinando così una combinazione ambientale ideale.

Le condizioni migliori

Le condizioni migliori per sfruttare a pieno le qualità dei miridi predatori si realizzano quando è possibile programmare una precoce introduzione (perfino in assenza delle mosche bianche) attraverso lanci inoculativi ripetuti.

L’obiettivo del lancio è di favorire l’insediamento di una popolazione che si sviluppi sulla coltura utilizzando anche altre fonti di cibo quali: acari, afidi, larve di agromizidi, uova di lepidotteri.

Attualmente tra i principali miridi predatori utilizzati in piani di fesa integrata ricordiamo Macrolophus pigmaeus e Nesidiocoris tenuis.

Macrolophus

Macrolophus pigmaeus è un miride predatore di aleurodidi particolarmente diffuso nel bacino del Mediterraneo dove è presente tutto l’anno.

Si tratta di un insetto molto mobile e attivo sia sul Trialeurodes vaporariorum sia sulla Bemisia tabaci; tutte le forme biologiche degli aleurodidi (uova, neanidi, adulti) costituiscono una buona fonte di cibo per questo predatore. Gli adulti hanno una colorazione verde chiara, mentre le forme giovanili sono di colore verde omogeneo e con caratteristici occhi rossi. Il ciclo, alla temperatura ideale di 25°C si svolge in meno di un mese (28 giorni mediamente), ma si allunga di molto in condizioni climatiche sfavorevoli. Durante il ciclo si susseguono 5 stadi giovanili tutti attivi predatori come l’adulto. M. pigmaeus deve essere introdotto precocemente anche se la presenza della preda è minima, per questa ragione sono consigliate introduzioni ripetute a piccole quantità fin dall’inizio del ciclo colturale; le quantità totali utilizzate variano da 1 a 3 individui/m².

Nesidiocoris tenuis è un predatore molto comune nelle aree e nelle stagioni più cade tipiche del Mediterraneo. L’adulto misura 4 mm ed è di colore verde chiaro. L’intero ciclo è molto rapido: a 26 °C si completa in 21 giorni. Questo miride presenta però un comportamento fitofago da non trascurare sia giovani che adulti possono alimentarsi della linfa della pianta determinando anellature brune su steli e piccioli, cascola fiorale e decolorazioni e deformazioni dei frutti. Questa azione dannosa diventa importante solo in presenza di popolazioni abbondanti e contemporanea assenza di prede. Di conseguenza l’impiego di questo predatore diviene importante nelle condizioni di maggiore rischio in presenza di una elevata presenza di mosche bianche e vi è quindi sempre presenza di prede. In ogni caso la sua introduzione deve sempre essere valutata attentamente con l’ausilio di un tecnico competente.

Quali colture

Questi miridi trovano impiego in serra ed in pieno campo su pomodoro, peperone e melanzana.

Si tratta di predatori, in particolare M. pigmaeus, studiati e “messi a punto” nel sud dell’Europa (Italia e Francia), ma il cui impiego si è rapidamente diffuso nelle serre dei Paesi nord europei tanto da risultare uno degli organismi più utilizzati soprattutto su pomodoro.

In particolare su pomodoro si è molto diffuso l’impiego dei miridi per due motivi:

1 - la presenza di due specie di aleurodide (Trialeurodes vaporariorum e Bemisia tabaci) entrambe in grado di svolgere un importante ruolo come vettori di importanti virosi;

2 - la presenza di importanti attacchi del Lepidottero Tuta absoluta.

Infatti, per entrambi i miridi M. pigmaeus e N. tenuis va poi ricordata la capacità di predare le uova e le giovani larve anche di un importante fitofago del pomodoro come Tuta absoluta, risultando tra i principali fattori di controllo su cui si basa la strategia di difesa da questo Lepidottero .

Non dimentichiamo, inoltre, che i miridi mantengono sempre la possibilità di svilupparsi a carico della pianta, soprattutto in condizioni di elevata presenza del predatore associata a scarsa o nulla presenza della preda. Per questa ragione il loro impiego richiede un’accurata valutazione delle condizioni colturali e ambientali da parte di tecnici esperti.

In particolare l’impiego di N. tenuis richiede un’accortezza tecnica più incisiva perché questa specie mantiene un comportamento fitofago più spiccato e in presenza di un’abbondante popolazione e contemporanea assenza di prede può determinare alcuni effetti fitotossici sulla pianta.

L’azione dei miridi predatori risulta costantemente associata a forti riduzioni delle popolazioni di aleurodidi in quasi tutti i contesti di coltivazione.

Durante l’avvio del progetto è bene considerare con attenzione l’importante interferenza di eventuali trattamenti chimici; infatti il miride è particolarmente sensibile nelle fasi iniziali per cui è bene non intervenire, mentre con il susseguirsi di alcune generazioni il predatore diventa molto più "robusto".

I miridi, lanciati contro gli aleurodidi - Ultima modifica: 2015-05-02T15:47:40+02:00 da Lucia Berti

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